L’importanza della formazione all’uso dei BEL
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- Categoria: Formazione, Costi e Testimonianze
- Pubblicato: Giovedì, 29 Maggio 2014 14:10
L’importanza della formazione all’uso dei BEL (con filmati esplicativi)
Introduzione
Imparare a spostarsi in campagna o in città, evitare gli ostacoli, sapersi orientare, essere sicuri nel bel mezzo del traffico non è qualcosa di spontaneo nemmeno per le persone vedenti. Al di sotto dei due anni un bambino non sa come comportarsi di fronte a scale o ostacoli, a 5 o 6 anni non sarà in grado di trovare la strada di ritorno da un semplice tragitto, a circa dieci anni saprà percorrere un itinerario in città, in sicurezza. A diciotto anni al momento di prendere la patente, il giovanotto si chiederà come fare per recarsi in auto in una località sconosciuta. Ora, come la maggior parte delle persone ci riesce, culturalmente anche chi vede è in qualche modo costretto a compiere i necessari sforzi per raggiungere la libertà di spostamento, com’è praticata nella società.
Senza la vista, l'autonomia dei pedoni è possibile, ma si basa su diverse strategie. Sviluppare delle strategie domanda, come per la vista, un apprendimento. Se le strategie della vista si imparano in molti anni “sul posto", essendo data la possibilità di imitare e di essere informati dalle persone che ci stanno vicine, questo è molto meno vero per le strategie non visive. In realtà la persona cieca è isolata (0,1% della popolazione), non dispone delle possibilità della vista per ispirarsi al comportamento di un'altra persona nella stessa situazione. Culturalmente, la maggior parte delle persone vedenti equipara la propria capacità di movimento nel buio totale a quella dei non vedenti. Essi ritengono pertanto che il cieco non abbia altra alternativa se non di ricevere aiuto da qualcuno che vede, per potersi spostare fuori casa.
In questo contesto la capacità di muoversi a piedi, per un non vedente, diviene l’oggetto di un insegnamento specializzato, quello alla locomozione. Infatti, l'esistenza di insegnanti professionisti specializzati in queste tecniche, permette di raccogliere e trasmettere questa conoscenza a una popolazione sparsa, e massimizzare i tempi di apprendimento. Per raggiungere il controllo e una solida esperienza nella capacità di spostamento è ragionevole un periodo di tempo da sei mesi a due anni.
La formazione all’uso dei Bastoni Elettronici Lions (in sigla italiana BEL) fa parte della logica di questo processo. Alcuni apparecchi tecnologici sono stati progettati per fornire ai non vedenti le informazioni supplementari, tipiche dell'area riservata alla vista. Si tratta di integrare l’insieme tutte le informazioni: naturali, del bastone bianco tradizionale, delle apparecchiature elettroniche e farne poi una sintesi, per migliorare l'autonomia di spostamento a piedi.
Vorremmo portare questi vantaggi a tutte le persone non vedenti, qualunque sia il loro precedente livello di autonomia e la motivazione all’apprendimento, e se fosse possibile vorremmo farlo in pochi minuti. Purtroppo, la realtà ci ha dimostrato che ciò non era possibile. Non si può imparare una lingua straniera se non si è motivati, non si impara a nuotare se si ha una paura incontrollata dell’acqua. La persona deve necessariamente essere desiderosa di andare avanti, intraprendere un processo di ri-educazione e avere la pazienza richiesta da ogni forma di apprendimento. Naturalmente ci saranno sempre gli annunci di miracolo, affermando di avere subito, per domani, la formula chirurgica o l’apparato magico che risolvere tutti i problemi, immediatamente, senza sforzo.
Noi presentiamo qui i pre-requisiti per beneficiare degli aiuti elettronici, e poi le diverse tappe che vengono offerte. Questa nuova forma di autonomia nello spostarsi a piedi può essere spinta molto avanti: cerchiamo infatti di “spingerla” il più possibile, a favore di coloro che la desiderano. Si continua, in effetti, a sviluppare nuovi strumenti a ciò destinati. Per contro, ci adattiamo alle esigenze di ciascuno: una volta acquisite i fondamenti essenziali, la persona ha la scelta di orientare in un modo o nell’altro la propria formazione e di adattarla alle proprie particolari esigenze. Non bisogna credere di dover essere un prodigio di locomozione, o di avere uno sviluppo sensoriale eccezionale per incominciare. Alcune formazioni hanno avuto successo anche in presenza di disabilità uditive importanti, con persone che avevano alcune carenze di locomozione (nessuno può essere perfetto in questa disciplina). La motivazione è il fattore chiave di cui vi è bisogno affinché la persona riesca.
Gli spezzoni video sono stati girati in un periodo di 3 anni, vi si vedono talora alcune vecchie versioni degli apparati elettronici, così come persone non vedenti ritratte dapprima in una fase iniziale di apprendimento e poi con esperienza.
A - Prerequisiti tecnici e fisiologici
L’osservazione di come viene usato il bastone bianco tradizionale offre alcune indicazioni sul portamento corporeo dell'individuo, sulla sua rappresentazione dello spazio e sulle sue conoscenze circa la locomozione. È essenziale che queste tecniche siano corrette, per potersi avvicinare con successo all’uso dei dispositivi elettronici. Il candidato alla formazione deve presentare un buon compromesso tra i presupposti di locomozione, la motivazione a divenire autonomo negli spostamenti e la capacità di rimettere in causa le proprie abitudini inefficaci.
A1 - Esempi di cattivo utilizzo dei Bastone bianco tradizionale
Il movimento del bastone è troppo destrutturato (ossia senza metodo) e non sincronizzato con il passo. Il bastone non è tenuto al centro del corpo. Il concetto di “asse” di fronte a sé è molto vago. La protezione al suolo è molto scarsa.
La tecnica è meno cattiva che non nel primo caso ma ancora carente; l’ondeggiamento del bastone è troppo ampio, asimmetrico. La tecnica è quella “a due punti” (contatto con il suolo solo alle estremità della scansione), mentre il terreno consente una tecnica di strisciamento (continuo contatto della punta rotante del bastone con il suolo). Questi difetti comportano che la persona non è protetta e può inciampare.
La cattiva tecnica di utilizzo del bastone è la parte immediatamente visibile di una cattiva locomozione; ci sono però molti altri fattori da considerare:
- L’analisi e la gestione delle informazioni sonore
- La conoscenza delle strategie non-visive per garantire la sicurezza negli attraversamenti pedonali e agli incroci.
- La rappresentazione dello spazio e la capacità di muoversi senza la vista (essere in grado di disegnare una mappa del tragitto percorso, riposizionarsi in relazione ad esso, dopo aver girato)
- La saggia sintesi di fonti multiple d’informazione: uditive, tattili attraverso l'asta (struttura del suolo), propriocettive (quelle che permettono di mantenere un’andatura in linea retta, senza guide esterne tattili o sonore), olfattive, termiche (soffioni, correnti d’aria, ...), la conoscenza delle norme adottate nell’urbanizzazione (i diversi significati dei dislivelli nei marciapiedi, ecc.)
- Ecc..
A2 - Esempio di buona tecnica di uso del Bastone
Il movimento del bastone è ben sincronizzato con i passi, il piede sinistro in avanti quando il bastone parte da destra. La scansione è simmetrica e della larghezza delle spalle. La mano tiene il bastone centrato rispetto al corpo. La deambulazione è fluida. L'equilibrio della persona è buono.
L'uso dei nostri apparati elettronici è più esigente che non quello del semplice bastone, tanto a livello di portamento corporeo che di rappresentazione mentale dello spazio. Affrontare questo nuovo addestramento con persone che non abbiano già una gestione razionale del bastone, non è possibile.
B - Prima fase della formazione: Il Pollicino
Il primo passo consiste nell’espandere le funzioni del bastone e nel confermare la capacità della persona di trasferire il proprio apprendimento nella vita quotidiana. Il dispositivo utilizzato è il "Pollicino" (in francese Tom Pouce).
B1 - Esempi di presa del Pollicino (modello versione 1)
Il dispositivo è fissato sul bastone. Il primo esercizio è quello di camminare lungo un muro a distanza e sentire la vibrazione ogni volta che il bastone si sposta verso la parete. Dobbiamo fare in modo che il dispositivo rimanga ben verticale e usare l'altra mano, se necessario, per controllare, all’inizio, la perfetta verticalità.
Buon stagista debuttante, al suo quarto incontro di formazione, dopo che al suo terzo incontro il BEL gli era stato dato in uso per una settimana. La scansione del bastone obbedisce agli stessi principi, è della larghezza delle spalle, notare un po' più stretto ma rimanendo maggiore rispetto alla larghezza dei piedi, poiché l’apparecchio rileva delle barriere laterali e protegge gran parte delle spalle. Si osserverà, su questo primo filmato, l'anticipazione di ostacoli su un percorso nuovo sconosciuto. La deambulazione condotta mostra una buona conoscenza del modo di procedere (locomozione), di fronte alla macchina parcheggiata sul marciapiede di destra, la persona cerca prima il passaggio a destra, nel caso vi fosse una rientranza nel muro. Il bastone ha indicato una discesa del marciapiede, quindi si tratta di un marciapiede ingombro, si ricerca un passaggio sulla destra, ma poiché non vi è spazio sufficiente, si decide di scendere sulla strada. La successiva presenza di un ostacolo laterale sulla destra (la siepe) incide sulla difficoltà di risalire, a questo livello, sul marciapiede.
B2 - Esempi di deambulazione e di anticipo di ostacoli (Pollicino versione 1)
Si può qui osservare il modo corrente di come anticipare gli ostacoli sui marciapiedi. La cosa che denota come lo stagista sia ancora debuttante è che ci si accorge, guardando l'immagine, quando la vibrazione è percepita (leggero rallentamento nel camminare, in quel momento). Successivamente l’andatura si scioglie completamente e non possiamo indovinare quando le informazioni sul dispositivo sono state trasmesse.
Si osserva qui la percezione con anticipo di un ostacolo pericoloso in altezza (il muro obliquo).
Il video seguente è una dimostrazione della tecnica usata nelle scale. Si imparano all’inizio gli ostacoli fissi, salendo e discendendo, poi ad avere il tempo di rallentare il cammino, per permettere alle persone di scansarsi.
B3 – Che cosa è difficile nella formazione?
Ciò che i professionisti della locomozione chiamano “integrazione multi-sensoriale”. E’ necessario prendere in considerazione molte informazioni assieme, contemporaneamente. Quando un vedente traversa una strada egli guarda, ascolta, tien conto della sua conoscenza sulle regole del traffico, ecc. Per un non-vedente è la stessa cosa, ma più difficile, perché senza la vista deve poter contare su altre informazioni più sottili e le ambiguità da superare sono meno evidenti. Egli dovrà integrare l’ulteriore informazione che gli proviene dal dispositivo in questo contesto, metterla in ordine di priorità, al giusto posto, in relazione alle altre fonti di informazione, riuscendo a raccogliere e sintetizzare tutto, contemporaneamente. Questo si acquisisce solo con la pratica. Vediamo sempre lo stesso apprendista sempre su di un tragitto sconosciuto. Dopo aver attraversato la strada riesce ad evitare il primo ostacolo, e il secondo a sorpresa, mentre il terzo è ancora una volta evitato. Se ascoltiamo con attenzione la colonna sonora dello spezzone si sente il rumore di un camion. Trovandosi in un luogo sconosciuto, aveva bisogno di analizzare attentamente il rumore per riconoscere la struttura della strada in quel posto, ha quindi dimenticato di prendere in considerazione la vibrazione che lo informava della sporgenza del muro. Ci vogliono diversi mesi per integrare gli automatismi e per ottenere che l’informazione proveniente dall’apparecchio non pesi troppo in termini di sforzo di concentrazione. Una delle difficoltà del professionista che si occupa della formazione è quella di garantire che la sintesi multisensoriale avvenga bene, e che le informazioni fornite dallo strumento elettronico siano integrate nel loro giusto posto.
La giovane debuttante affronta la folla, si notano alcuni riflessi di eccessiva protezione, tiene ancora troppa distanza dalle persone che si spostano, più avanti; in rapporto ad una folla più statica si trova più a suo agio.
C – La seconda tappa della formazione: il Teletact
Questa fase riguarda le persone che hanno già acquisito una notevole famigliarità con il Pollicino e vogliono andare oltre. Non si tratta più d’individuare l'esistenza di un ostacolo davanti a se e prendere una decisione, ma di “spazializzare mentalmente” la sua esatta posizione e la forma. Questo dovrebbe permettere di gestire l’ostacolo come se fosse "visto", mentre lo strumento, contemporaneamente, "guarda" già altrove. La percezione è molto più fine, la portata più ampia perché va fino a 15 metri. Dopo una serie di esercizi preliminari “propriocettivi” e aver imparato le basi del codice sonoro o vibro-tattile, si affronta il seguente esercizio fondamentale di spazializzazione mentale dell’ambiente: viene identificato un oggetto, si spegne il dispositivo e si va a toccare l’oggetto stesso (sempre più piccolo e più lontano, per aumentare la difficoltà). La corrispondenza tra la percezione e l'azione motoria di toccare l'oggetto permette di verificare l'esattezza della “spazializzazione”. Allievo al livello del 14° corso, dopo 2 mesi di utilizzo personale.
Questo secondo esercizio è più difficile: si deve percepire, dal proprio punto di partenza, la posizione di 2 pilastri, o colonne, e percorrere un tragitto a forma di otto tra loro, senza utilizzare il dispositivo durante tale spostamento. Più i pilastri sono fra loro distanti, maggiore risulta la difficoltà.
Si inizia qui a eseguire correttamente l’anticipazione degli ostacoli, ma solo i primi 4 metri di distanza sono in realtà “integrati”, cosa che consente di procedere con facilità in mezzo alla folla, ma con percorsi non perfettamente regolari.
Gli esercizi "dinamici" che richiedono reazioni veloci nel movimento sono importanti. A mo’ di esempio si riporta qui il seguire persone a una certa distanza, cosa che costituisce un esercizio molto completo. Nelle prime due sequenze noi vediamo che la persona ha un tempo di reazione lungo quando la persona da seguire si ferma. Nella sequenza finale, vediamo che la rappresentazione dello spazio svolge un ruolo importante: la persona interpreta erroneamente il pilastro come l’arresto della persona da seguire, mentre comporterebbe un brusco cambiamento di direzione della persona da seguire, cosa non possibile.
Sequenza che mostra il livello da raggiungere nel seguire una persona. L’andatura segue il passo dell’altra persona, non vi è alcun ritardo nel cambio di velocità. I vari disturbi sono interpretati ed evitati. Guardando con attenzione ci si accorge che i passi dell’inseguitore sono “cadenzati” allo stesso modo lungo tutto il percorso. La persona da seguire è un istruttore di locomozione (in calzini), che tende trappole.
Sequenza che mostra una passeggiata in mezzo alla folla, con largo anticipo degli ostacoli; l'anticipo è, a volte, un po' esagerato.
Alcuni si fermeranno all’uso del Pollicino, altri arriveranno fino al Teletact, spingedone più o meno le prestazioni. L’erogazione della formazione si ferma allorchè si raggiunge il livello di deambulazione mostrato dagli spezzoni video precedenti. Alcune persone non vedenti decidono poi di continuare a progredire da soli e/o per mezzo di formazione svolta fra gli utilizzatori stessi. Gli istruttori li seguono e raccolgono le loro migliori tecniche, per far accrescere sempre più le metodologie d’istruzione.
D – Risultati conseguibili con una conseguente fase esperenziale d’utilizzo
Guida ad altro cieco (in questa situazione un vedente bendato) in una "foresta" di colonne, poi in un grande centro commerciale nell'ora di punta, camminando a un ritmo sostenuto. La sfida è costituita nel prevedere dello spazio per la persona che si trova a lato. La velocità è nella media dei passanti; alla fine una persona anziana è superata.
Formazione da parte dei formatori di locomozione, anch’essi ciechi; il non vedente con esperienza sta dietro e segue la persona, controlla se del caso davanti, fornisce consulenza e spiega il perché degli errori commessi. Il filmato contiene in questo caso anche del parlato che, per completare la spiegazione, andrebbe anch’esso tradotto in italiano.